La Postulazione della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione annuncia che venerdì 10 marzo avrà luogo la sessione conclusiva dell'inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità del Servo di Dio Bonifacio Pavletić. Sei anni dopo, si chiude il primo capitolo della rigorosa procedura che la Chiesa avvia per verificare requisiti, qualità e virtù umane e cristiane dei “candidati” agli onori degli altari.
Ivan Pavletic nacque il 25 giugno 1864 sulle rive del fiume Ilova a Zbegovaga (Croazia), terra di eroi che difesero la fede cattolica e la patria. Battezzato lo stesso giorno della nascita nella parrocchia di Kutina, diocesi di Zagabria, all'età di undici anni perse i genitori, la sorella maggiore e lo zio Vincenzo si presero cura di lui, con grande amore. Come tutti i bambini del suo tempo, dopo aver frequentato la scuola, si prendeva cura del piccolo gregge di famiglia. Il piccolo Ivan amava andare in chiesa e stare alla presenza di Gesù Sacramentato.
Imparò il mestiere di calzolaio a Kutina e vi si recava ogni giorno per assistere alla Santa Messa. All'età di 22 anni si recò in Slovenia e a Graz in Stiria, dove si iscrisse alla “Società cattolica dei giovani operai”, dove si distinse per essere molto riflessivo, amante del silenzio e della preghiera. Nel circolo conobbe un giovane moravo, Alberto Müller, che veniva da Vienna e pensava di andare a Roma per realizzare la sua vocazione di consacrazione. Ivan non aveva mai sentito parlare di una vita consacrata a Dio ma, pur essendo inesperto, aspirava a realizzare la sua vocazione indefinita di consacrazione. I due giovani trascorsero insieme cinque mesi e la loro amicizia sfociò in un patto per la vita. Ivan disse ad Alberto: "Adesso vai a Roma, quando avrai trovato" il convento "chiamami". Alberto trovò la casa generalizia dei Figli dell'Immacolata a Trastevere e vi si stabilì, accolto dal Beato Luis María Monti, fondatore e padre generale della Congregazione. Alberto si ricordò dell'amico Ivan, che alla sua chiamata lasciò tutto e andò a Roma, in cerca della sua vocazione, si presentò all'Ospedale Santo Spirito.
Il beato Monti si accorse subito di aver ricevuto un giovane di eccellenti virtù e alla sua consacrazione cambiò il suo nome in Bonifacio. Studiando la spiritualità del carisma del suo istituto, si occupò dei servizi generali della comunità. Di notte faceva i turni nell'ospedale dove c'erano pazienti affetti da tutte le patologie. Servì anche come calzolaio nella comunità, e in seguito fu mandato a Saronno come maestro calzolaio per insegnare ai bambini orfani. Con la sua arte ha instillato nei bambini e nei giovani fede, amore e tanta speranza per il futuro. Ritornò a Roma, chiamato a vivere con i giovani novizi della Congregazione.
Dopo dieci anni di vita religiosa di Bonifacio, in Italia, dedita a Dio e agli altri. Morì a Roma, all'età di trentatré anni, il 4 novembre 1897.